Mi sono imbattuta per caso in questa serie italiana, ambientata a Sabaudia, e immediatamente ho pensato che era perfetta per descrivere le disfunzionalità relazionali. Soprattutto quelle familiari.
La serie racconta le avventure emotive e relazionali di un gruppo di adolescenti alle prese con la difficoltà di capire cos'è amore e cosa non lo è. Comprendere i propri bisogni e quelli degli altri, nel rispetto della libertà di ognuno.
Sembrerebbero i soliti dilemmi adolescenziali, ma questi ragazzi hanno una sfida diversa, nuova, da affrontare rispetto a tempi passati: crescere senza genitori.
Perché sono orfani? No, perché i genitori hanno deciso che non era possibile lasciare andare i loro figli e allora li hanno legati a loro, impedendo qualsiasi svincolo, qualsiasi autonomia, qualsiasi domanda, dubbio, perplessità. I ragazzi sono diventati un allungamento di questi "adultescenti", come diceva Paolo Crepet.
Lo racconta benissimo la Dott. Stefania Andreoli nel libro (anche podcast) "Perfetti o felici" e nel seguito "Io, te, l'amore". I genitori di oggi si interessano ad ogni minimo particolare della vita dei figli, vivono insieme a loro spazi e momenti che prima erano off-limits, come la sessualità. Oggi si dorme a casa dei genitori con il proprio partner già dall'adolescenza; oggi si fa l'amore (o il sesso, visto che la maggior parte dei giovani adulti dichiara di non saper capire se è innamorato/a o no) nella stanza accanto a quella dei genitori, "perché almeno so dove sta", dicono mamme e papà di questi ragazzi.
Perché il controllo è diventato più importante dello sviluppo, dell'autonomia; perché senza questo controllo i genitori non sanno di cosa parlare, non sanno che fare, o meglio, dovrebbero "guardare" quella coppia coniugale, quel marito, quella moglie, quel partner, e forse questo è più difficile.
Nella serie troviamo coppie inesistenti, arrabbiate, senza dialogo, che cercano di andare avanti con i figli, insieme ai figli, al posto dei figli, "noi viviamo per te", dice una delle mamme. Coppie coniugali che rimangono in piedi con la scusa della genitorialità.
Ma questi ragazzi dove dovrebbero imparare che cos'è l'amore? Come possono sperimentarsi se sono occupati a dare un senso alla vita e alla coppia dei loro genitori?
Non possono. E allora si ritirano nelle loro paure, delle dipendenze relazionali, nella paura di lasciarsi, di confrontarsi. E tutto diventa confuso, poco chiaro.
E ritorna il controllo, perché è quello che conoscono Sono giovani adulti insicuri, indecisi, che si sentono inadeguati, impreparati alla vita. Non sanno come si fa, e non sanno dove impararlo.
Nella serie vediamo il peso del mandato familiare: ragazzi che devono apparire per bellezza, soldi e ceto sociale; ragazzi che non possono trasgredire e per questo esagerano, fuggendo nel mondo illusorio delle sostanze; che non possono scegliere il percorso più affine alle loro capacità, ma devono seguire una strada già stabilita; ragazzi lasciati liberi di addossarsi ruoli e responsabilità che non sono le loro; figli-genitoriali di adulti che non sono mai cresciuti.
Genitori che non educano, ma colludono, insegnando che si può sfuggire anche alle responsabilità più gravi.
Sarebbe così entusiasmante ristabilire dei sani confini, in cui gli adulti sono adulti e i ragazzi fanno i ragazzi, preoccupandosi di cose da ragazzi, semplici e futili ma paradossalmente complesse e significative. In ogni momento cronologico la famiglia deve affrontare dei salti di ciclo di vita che richiedono "compiti evolutivi" adatti all'età e alla situazione. Durante l'adolescenza dei figli, il compito dei genitori è quello di permettere che la famiglia sia uno spazio sicuro e accogliente, in cui il ragazzo può tornare dopo essersi sperimentato nel mondo; uno spazio caldo ma fermo, con regole e dialogo, confronti e ruoli ben precisi, abbracci ed emozioni, libertà di andare ma consapevolezza di poter tornare. E' questo "avanti e indietro", questa sperimentazione che permette successivamente lo svincolo sano, funzionale, nel periodo della giovane età adulta.
Concludiamo con il titolo: adorazione. Perché, purtroppo, ormai i figli si amano, i figli si baciano sulla bocca da piccoli (e anche da meno piccoli), i figli si adorano come Dei.
Torniamo a voler bene a questi ragazzi; l'amore è altro.
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