Film "Barbie": la fragilità del Sé e la dipendenza affettiva
- alesefederica
- 25 mag
- Tempo di lettura: 2 min
Il film Barbie racconta con intelligenza e ironia uno spaccato importante della nostra società, ma vorrei soffermarmi su un aspetto in particolare: la fragilità del Sé e la dipendenza affettiva che vediamo in Ken.
C'è un filo conduttore dall'inizio alla fine del film, in cui Ken esplicita che lui esiste solo in funzione di Barbie, solo per lei, solo per "essere visto da lei". "Barbie ha una bellissima giornata tutti i giorni, ma Ken ha una bellissima giornata solo se Barbie lo degna di uno sguardo".
Non ha molti interessi, pensa che il suo posto sia la spiaggia e tutta la sua vita ruota intorno "all'amore" e alla conquista di Barbie. La cerca con lo sguardo, la aspetta, la ama e la considera perfetta; potremmo usare questa stessa frase per parlare di un bambino nella fase 0-1 anni nei confronti della figura genitoriale principale, solitamente (nella nostra cultura) la mamma. Il bambino è estasiato dalla mamma, è convinto di essere un tutt'uno con lei, la ama incondizionatamente, pensa che con il suo pianto ha il potere di ottenere quello che vuole, e in effetti lo ottiene, cibo, cambio pannolino, addormentamento. Non è interessato all'altro in quanto persona, ma più al legame di dipendenza che esiste. Tra i 9 mesi e un anno il bambino comincia a percepire la differenza tra sé stesso e la figura genitoriale, potendo distaccarsi gradualmente per sperimentare il mondo al di fuori il seno della mamma.
Anche Ken nel film, quando si trovano nel mondo reale, chiede il permesso a Barbie per allontanarsi, per esplorare, per conoscere. E scopre qualcosa che gli piace molto di più della dipendenza affettiva, cioè un'indipendenza che sa di riscatto. Ma poichè questo cambiamento non avviene in modo funzionale, sano, con la consapevolezza di Ken di avere una dipendenza affettiva e tutto ciò che comporta a livello emotivo, psicologico, relazionale, il seguito non è dei migliori. Ken non recupera sé stesso, la sua persona, i suoi bisogni, Ken recupera un potere che pensa di non avere a causa di Barbie; il suo Sé rimane fragile, frammentato, spaventato, non rassicurato e questo lo porta a vendicarsi, a riscattarsi, creando un mondo in cui finalmente è visto, considerato, non da una persona "vera" però, ma da donne dipendenti che fungono solo da specchi.
Il legame autentico e reale tra Ken e Barbie non c'è mai stato, né in un mondo né in un altro. Quello che alla fine dice Barbie è proprio l'essenza di relazioni sane che dovremmo coltivare: c'è bisogno di qualcuno che ci guardi veramente e che voglia guardarci.
Ma per permettere questo dobbiamo avere genitori che ci guardino realmente, che aiutino a sviluppare il nostro Sé, un Sé che non ha bisogno di specchi, perché sa già amarsi, sa già comprendersi. Un Sé che vuole stare con l'altro affinché l'altro diventi arricchente, un valore aggiunto basato sulle differenze di ognuno, mantenendo le singole individualità.
Questa dovrebbe essere una coppia.
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