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"Cinelibri" e Psicologia: Harry Potter e la pietra filosofale

Molti libri e film contengono metafore e morali che ci hanno colpito e che abbiamo salvato nella nostra memoria, per poi utilizzarle per descrivere una foto, una sensazione, un momento della nostra vita. A volte il significato è palese, altre più nascosto, meno comprensibile ad una prima lettura.

La saga del maghetto più famoso del mondo contiene molti riferimenti alla psicologia, a temi sociali e culturali fortemente sentiti anche oggi.

Proviamo allora a "rileggere" il romanzo con altre lenti, diamo il via alla psicolettura!


Partiamo dalle prime scene in cui l'autrice ci presenta il protagonista. Harry Potter vive nella casa degli zii materni e viene trattato come un "diverso", un nipote strano del quale vergognarsi, tanto da nasconderlo e farlo vivere nel sottoscala.

In tutti i libri si evidenzia una linea di confine tra le persone "normali", babbani, e quelle "strane", i maghi. Anche nel nostro mondo c'è purtroppo, ancora, una chiara divisione tra i così detti normali e le persone con un disturbo psichiatrico (o con una pelle di un altro colore, un'altra religione, ecc); ancora è presente un forte stigma per le persone con una patologia della mente, addirittura viene visto come malato colui che si rivolge ad un professionista della salute mentale.


In questo mondo magico Harry conosce persone nuove che diventeranno amici e punti di riferimento, e anche persone poco piacevoli, come Draco Malfoy. Con questo personaggio l'autrice introduce il tema del bullismo, infatti Draco ha un atteggiamento arrogante e aggressivo verso i più deboli, si circonda di compagni che lo adulano, racconta cose ascoltate dalla bocca degli adulti e ne parla come se fossero argomenti che conosce, ha delle idee sociali e "politiche" che derivano dalla famiglia e non dalla consapevolezza di un bambino di 11 anni.

In realtà, il personaggio di Draco è molto interessante se letto a livello sistemico-familiare; l'autrice , infatti, ci dà una possibile visione della nascita di un bullo: famiglia non accudente con molte aspettative sul figlio maschio, padre anaffettivo, aggressivo e critico, madre affettuosa ma non protettiva che lascia che il figlio subisca l'atteggiamento del padre, pensiero familiare rigido, bisogno di dimostrare la propria forza e importanza a causa di un totale insicurezza come persona e come genitore.

L'insicurezza del bullo viene fuori sin da subito nei libri, Draco è un bambino spaventato che aggredisce per proteggersi dalla mole di sensazioni e sentimenti che prova, ha difficoltà a relazionarsi con gli altri, è fondamentalmente solo e triste.

Conosciamo un'altra famiglia in questo libro: i Weasley, completamente diversi dai Malfoy. A casa Weasley si respira amore, protezione, gioia; c'è odore di cucina, di tradizioni. Nonostante le difficoltà economiche Arthur e Molly non fanno mancare nulla ai loro figli, comprese le regole. Potrebbe sembrare che non ci siano difetti in questa famiglia, invece no, nonostante siano amati dal pubblico se li andiamo ad analizzare ci rendiamo conto che anche loro, come tutti, anche qualche neo: sono una famiglia invischiata, i membri vengono rappresentati tutti uguale, tutti con i capelli rossi, vestiti allo stesso modo, non c'è molta possibilità di differenziarsi. Troviamo un grande cliché nei ruoli del sistema familiare: una madre casalinga, affettuosa e protettiva ma severa quando serve; un padre lavoratore, onesto e affabile, che lascia spesso la funzione educatrice e genitoriale alla moglie; Bill, il primogenito, studioso e intelligente; Charlie, lo sportivo e audace che lascia la famiglia per allevare draghi in Romania; Percy, ambizioso e testardo, litiga con la famiglia per le sue idee; due figli gemelli, Fred e George, descritti come vivaci e iperattivi; Ron, scordarello ed emotivo; infine Ginny, ultimogenita, unica ragazza, protetta e viziata da tutti. L'autrice ha creato una famiglia standard nella cultura mediterranea, molto simile allo stereotipo della famiglia italiana di qualche decennio fa.


Nel libro troviamo degli oggetti magici che ci fanno riflettere su alcune dinamiche psicologiche messe in atto da tutti noi; ad esempio, durante il racconto Harry scopre lo Specchio delle Brame che fa vedere ciò che più desideriamo, nel quale il ragazzo vede sé stesso con i genitori, che sono morti quando lui era piccolo. La riflessione del Professor Silente (che diventa lo "psicoterapeuta" del romanzo) ci ricorda che non saremo mai perfettamente felici, altrimenti vedremmo nello specchio solo noi stessi, così come siamo. Ma all'uomo manca sempre qualcosa ed è anche questa mancanza e questa imperfezione della vita che lo rende autentico e che gli permette di vivere realmente ogni giorno.

Abbiamo introdotto il personaggio del Professor Silente, colui che indica la strada senza mai imporsi, consiglia ma non prende decisioni per gli altri, mette in atto una comunicazione assertiva, comprende, non giudica, proprio come uno psicologo. Lui stesso ci dice: "Non serve a niente rifugiarsi nei sogni, Harry, e dimenticarsi di vivere". A volte ci immaginiamo una realtà più confortevole per evitare di affrontare quelle paure e quelle emozioni forti che ci spaventano; ci accontentiamo pur di non rischiare.

Sempre Silente si complimenta con un altro allievo Neville Paciock, per aver cercato di fermare gli amici dall'intraprendere un'impresa assai assurda. Quanto coraggio ci vuole nell'affrontare gli amici, nell'essere onesti e togliersi quel perbenismo che spesso utilizziamo nelle relazioni. L'amicizia è fatta anche di questo: di cose dette, con delicatezza, amore e gentilezza.


Abbiamo visto come l'autrice affronta sin da subito il tema del lutto, un lutto non elaborato, nascosto da un segreto (infatti, Harry inizialmente sapeva che i genitori erano morti per un incidente stradale e non per essere stati uccisi da Lord Voldermort), non colmato da un affetto palesemente mancato della famiglia materna allargata. Questo tema verrà ripreso in tutti gli altri libri, diventando il fulcro centrale della trama: Harry si salva per l'immenso amore che la madre gli ha dato, sacrificandosi per proteggerlo.


Già dal primo libro capiamo come l'autrice voglia farci conoscere tutte le sfumature di grigio possibili e immaginabili. Ogni personaggio ha dentro di sé un lato "buono" e uno "cattivo", neanche il protagonista e il super nemico, Voldermort, si salvano da questo assioma.



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