La storia di Harry Potter continua, e già dal primo libro abbiamo visto come il protagonista stia trovando un'altra famiglia negli amici e nella scuola di Hogwarts. Ci sono diversi personaggi che proteggono e sostengono Harry, a cominciare da Silente, che diventa quasi uno psicoterapeuta.
Nel secondo libro l'autrice affronta il tema del razzismo introducendo un termine fondamentale: mezzosangue. I mezzosangue sono coloro che non hanno sangue puro, cioè che non discendono da genitori maghi; secondo alcuni, quest'ultimi non dovrebbero avere l'onore e il diritto di frequentare la scuola di Hogwarts.
Colui che aprirà la famosa Camera dei Segreti purificherà la scuola, permettendo ai soli purosangue di studiare per diventare maghi, creando una "razza" pura.
Molte sono le similitudini con la Seconda Guerra Mondiale e il razzismo; diversi gli episodi di aggressioni e bullismo che mettono ai margini della società le persone considerate diverse, come succede ad Hagrid che viene bandito perché ha portato nella scuola un mostro, un ragno, che si pensa possa essere colui che uccide i mezzosangue. In realtà Hagrid viene accusato ingiustamente, ma nessuno gli crede perché è un ragazzo "strano", ha interessi diversi, cammina in maniera goffa e ha dei lunghi capelli che coprono il suo viso.
In questo capitolo della saga, l'autrice spiega meglio il pensiero che c'era e c'è dietro Voldemort, i piani che aveva e sperava di mettere in atto: purificare la specie. Il carisma e la manipolazione mentale hanno fatto in mondo che il Signore Oscuro venisse seguito da molti adepti; Voldermort ha usato la paura per convincere migliaia di maghi a seguirlo e ad unirsi a lui. Una strategia è stata quella di cambiare nome (da Tom Riddle a Voldemort) e renderlo inquietante per chi lo pronunciava; iniziò a circolare la voce che non poteva essere nominato. Quasi all'inizio del film è proprio Hermione che ci spiega questo tipo di manipolazione mentale: "La paura di un nome non fa che incrementare la paura della cosa stessa".
Un altro personaggio che scopriamo in questo libro e che si trova dalla parte dei "diversi" è Dobby, un elfo domestico al servizio della famiglia Black (Malfoy). E' evidente il maltrattamento che Lucios fa nei confronti del servitore: lo picchia, lo insulta e lo minaccia. Appare strano che, nonostante gli elfi abbiano poteri magici molto forti, siano costretti a stare al servizio di un'altra persona; l'autrice vuole palesemente indicare che non sempre le persone più talentuose, brave, capaci, ricoprono i posti migliori nella società. Harry libera Dobby dalla schiavitù con un magheggio cioè facendo dare dal Sig. Malfoy un indumento al suo servo. Infatti, gli schiavi sono liberi se il padrone gli regala un vestito, ma perché l'autrice usa questa metafora? Forse perché gli elfi sono nudi, sono così in basso nella società che non hanno la possibilità di vestirsi, e facendolo metaforicamente riacquistano una dignità, tornano ad essere persona.
Sempre ne "La camera dei segreti" viene spiegata meglio e analizzata la divisione in case; noi sappiamo che la Scuola di Hogwarts è composta da quattro case: Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. Ognuna di queste ha delle caratteristiche ben precise e a seconda della propria personalità, si viene inseriti in una casa. Utilizzando sempre la nostra lettura psicologica potremmo immaginare che queste case rappresentino le nostre strutture di personalità, i nostri cluster (A, B e C).
Harry ha paura di non essere stato messo nella casa giusta dal Cappello Parlante, il quale era in dubbio tra Serpeverde e Grifondoro; la paura è scaturita dal fatto che alcuni maghi cattivi facevano parte dei Serpeverde, compreso Voldemort. Sappiamo bene che ogni persona ha una struttura di personalità, rientra in quei cluster e in quelle descrizioni, senza dover per forza sviluppare un disturbo di personalità. Sappiamo, inoltre, che queste categorie non sono così rigide, infatti possono essere presenti tratti di personalità appartenenti ad altre descrizioni. E' proprio questo che l'autrice vuole spiegare: non è possibile pensare di categorizzare in modo rigido una persona, senza valutare le differenze personali e di vita di ognuno; non è possibile demonizzare un disturbo o una personalità (così come sta accadendo con il Disturbo Narcisistico nel mondo di oggi); le nostre scelte sono importanti, come ci ricorda Silente, "Non sono le nostre capacità che dimostrano chi siamo davvero, sono le nostre scelte".
In questo libro conosciamo anche un altro personaggio simbolico, la fenice Fanny, che è l'animale domestico del nostro psicoterapeuta, Silente. E' un uccello che risorge dalla proprie ceneri e che può guarire con le sue lacrime, le ferite altrui. La fenice è un simbolo conosciuto già dall'antico Egitto e nominato in molte storie e miti greci: si può risorgere dopo essersi bruciati, si può rinascere dopo un momento doloroso, la forza e la vita vengono proprio da lì, dalle nostre ceneri; si può guarire piangendo, si può condividere il pianto e non vergognarsene. Quale animale migliore per uno psicologo!?
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