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"Cinelibri" e Psicologia: Harry Potter e il prigioniero di Azkaban

Pregiudizio. Questo il tema del terzo libro di Harry Potter.

I personaggi principali, vittime di questo tema, sono Sirius e Lupin: Sirius è incarcerato ad Azkaban, nonostante la sua innocenza; Lupin è un lupo mannaro che deve nascondere la sua identità per difendersi dalle accuse e dalle opinioni della gente.

L'autrice affronta il difficile argomento degli errori giudiziari, il turbinio della giustizia nel quale si può rischiare di entrare per un errore.

Il libro è un plauso alla speranza, anche quando questa sembra impossibile da provare. Silente, il nostro psicoterapeuta, come sempre ci offre degli importanti spunti di riflessione, dicendo: "la felicità la si può trovare anche negli attimi più tenebrosi, se solo uno si ricorda di accendere la luce". Ma è proprio così semplice come dice il Preside di Hogwarts?

L'autrice punta il focus sulla motivazione che deve esserci alla base di un percorso psicoterapeutico; la Rowling parla in particolare della depressione, infatti la suddetta citazione avviene mentre Silente parla dei Dissennatori (metafora della depressione). Accendere la luce vuol dire chiedere aiuto, accendere la luce significa affidarsi e sperare che tutto possa cambiare in meglio.

Sirius non è il solo ad essere ingiustamente incarcerato, anche Fierobecco dovrebbe essere giustiziato nonostante la sua innocenza, ma i protagonisti lo salvano grazie ad una magia con la quale si può tornare indietro nel tempo, con delle regole ben precise: si può interferire con il tempo ma senza essere visti.

Cosa vuol dire tornare indietro nel tempo a livello psicologico? Ce lo dice proprio Silente: "Oh, a proposito, quando si è in dubbio, trovo che tornare sui propri passi sia un modo saggio di cominciare!".

In psicoterapia spesso si affronta il passato per dare senso al presente, si narra la propria storia sotto una luce diversa, con la guida del professionista, ci si racconta in modi del tutto sconosciuti. Uno dei strumenti usati è il genogramma, che vedremo successivamente in un altro capitolo della saga.

Il pregiudizio vissuto dal Professor Lupin riguarda invece la sua natura: essere un lupo mannaro. E' costretto a nasconderlo a tutti, agli alunni, e soprattutto ai genitori, come se una parte di sé identificasse tutto te stesso e determinasse anche le tue qualità lavorative. Infatti, dopo che tutti sono venuti a saperlo, il professore è costretto ad andare via: "I genitori non vorranno che qualcuno come me segua i loro figli". Qualcuno come me è la frase chiave in questo scambio proposto dall'autrice, troppo spesso ci troviamo ad affrontare il pregiudizio che colora con una lettera scarlatta tutto ciò che ci riguarda. Parliamo di colore della pelle, di cultura, di religione, di identità di genere: se sei una persona di colore non puoi ricoprire determinati ruoli nella società, se sei di una religione diversa da quella cattolica sei un integralista, se sei straniero sei sicuramente un delinquente, se sei omosessuale sei un perverso; quindi non puoi essere un medico, un avvocato, uno psicologo, un insegnante, un tassista, un fattorino, un farmacista, e tanto altro. Un po' come quando sei donna e non puoi essere una imprenditrice, una manager, una professionista di alto livello, ma soprattutto non puoi essere single e senza figli. E' proprio questo il pregiudizio che l'autrice vuole sottolineare, valutare le persone in base alla loro vita privata, al loro essere.

Per finire, in questo libro che parla di speranza si cita anche l'attaccamento. Quando il bambino è piccolo si trova in una simbiosi con la figura principale di riferimento, spesso la madre. Questo legame viene piano piano a sciogliersi in concomitanza del crearsi di una individualità nel bambino e del ritorno all'individualità dell'altra persona, come moglie/marito, figlia/figlio, amica/amico, ecc.

L'attaccamento è proprio questo, stabilire una connessione con una parte significativa che rimane anche quando non c'è. Il bambino inizia a vivere il mondo della scuola e degli amici senza la presenza dei genitori, ma l'attaccamento c'è e rimane, perchè ormai è dentro di noi.

Un po' romanticamente la Rowling ci spiega questa cosa che nel libro riguarda le persone lontane e quelle che non ci sono più: "Quelli che ci amano non ci lasciano mai veramente e puoi sempre trovarli qui dentro".

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