L'ultimo libro di Harry Potter, diviso in due film, sansisce la fine dell'adolescenza e l'inizio dell'età adulta.
E' necessario lasciare la casa, le sicurezze e le nostre zone di confort; Harry non può tornare ad Hogwarts, quindi ha già lasciato la sua casa simbolica, ma lascia anche quella vera, la casa degli zii. Apre la porta del sottoscala; tutta la sua infanzia si trova lì, in pochi metri quadri che racchiudono una sofferenza immensa.
Dall'altro lato, i mangiamorte cominciano a capire la crudeltà del proprio capo, che non nasconde la volontà di ucciderli se necessario o se semplicemente non servono più al suo scopo. Non sono più spavaldi e sicuri, hanno paura, sono terrorizzati dalla persona che venerano, incapaci di uscire da quel sistema.
Il mondo sembra essere diviso in bianco e nero, buoni e cattivi. E la parte dei buoni cerca di andare avanti nella quotidianità, apprezzando momenti di gioia e felicità, come il matrimonio di Bill. Ma ogni volta c'è una morte, una strage, un bombardamento a ricordare loro che sono in guerra.
Silente, lo psicoterapeuta che non c'è più, lascia però degli oggetti ai tre protagonisti. Quale metafora migliore per rapprensentare un percorso di terapia?! Nella psicoterapia, il professionista accompagna il paziente in questo percorso complesso, aiutandolo a riempire il suo zaino di diversi attrezzi, che sono funzionali e non troppo pesanti, che possono essere portati con sé sempre. Perchè la terapia non può durare per tutta la vita, c'è un inizio e una fine; si può riniziare in un altro momento, certo, ma comunque è importante sapere che c'è una fine, un obiettivo o più obiettivi da raggiungere, decisi con il terapeuta.
Silente lascia a Ron un Deluminatore, "quando le cose sembrano più tenebrose, possa mostrarti la luce"; ad Hermione Le Fiabe di Breda Il Bardo perchè dalla fiabe si può sempre imparare qualcosa; ad Harry il primo Boccino D'oro conquistato, che indica la sua perseveranza e abilità. Abbiamo bisogno di luce nei momenti più difficili, di morale e di conoscenza, di ricordarci gli sforzi che abbiamo fatto e i nostri punti di forza.
Silente lascia anche la spada di Grifondoro che però appare al mago (grifondoro) nel momento del bisogno; anche questo è un dono della terapia, perchè nei momenti difficili il paziente ricorda il percorso e i passi fatti insieme al terapeuta.
Quando si inizia a leggere Harry Potter si è convinti che Silente sia il mago più forte di tutti e che solo lui potrà sconfiggere Voldemort; andando avanti ci rendiamo conto che è qualcosa che può essere compiuto tutti insieme, anche se è una sola persona a tenere la bacchetta. Lo psicoterapeuta non si sostituisce, ma crede nel paziente (come diceva Salvador Minuchin) e nelle sue risorse che possono essere anche, e soprattutto, relazionali.
I tre protagonisti escono quindi dalle loro case, in modi davvero disfunzionali se paragonati allo svincolo: Hermione cancella la memoria ai genitori, Ron è costretto a scappare, Harry non ha più nessuno. L'autrice rapprensenta nelle scene successive la difficoltà di vivere nel mondo da soli, senza sicurezze, senza appoggi; a volte è proprio in questo periodo che molti giovani si perdono, non riuscendo a trovare la loro strada. Ci sono molte metafore che indicano queste difficoltà, a partire dal medaglione (uno dei sette Horcrux di Voldermort) che quando indossato fa "diventare" la persona cattiva, oscura, pessimista, facendole venire alla mente pensieri intrusivi e distruttivi, creati dalle paure e dalle ferite della persona stessa. Il medaglione potrebbe essere considerato come una droga, che fa allontanare la persona dalle relazioni, come accade per Ron che in preda alla rabbia e a pensieri quasi deliranti, abbandona l'amico e la ragazza. I ragazzi si spostano da un posto all'altro, affrontano pericoli, "studiano" e portano a termine il piano con difficoltà: tutte metafore della nuova vita da adulti che alcuni affrontano dopo essere usciti di casa.
Per poter differenziarsi e svincolarsi è necessario tornare alla origini, ci diceva Bowen, e così accade anche nel libro quando Harry torna per la prima volta nel suo paese di origine, nella sua casa natia, dove sono morti i suoi genitori; Harry entra nel cimitero e piange di fronte alla tomba di James e Lily. Il ritorno alle origini causa dolore, un dolore quasi inevitabile nel quale dobbiamo per forza passare.
In questo lungo viaggio ci sono momenti leggeri e divertenti, balli, risate, ricordi, speranze. Il focus viene puntato sulle relazioni extrafamiliari: gli amici, i colleghi di lavoro, i conoscenti. Amici che tornano, amici che si perdono, amici che ci salvano. Il giovane adulto torna alle sue origini, passa attraverso la nebbia ma è proiettato al di fuori, all'esterno, come è giusto che sia.
In questo libro fa da padrone la favola de I Doni della Morte. Nella psicoterapia sistemico-relazionale spesso vengono usate fiabe e metafore per riconsegnare qualcosa al paziente, per lasciargli, appunto, un dono. Le persone sono più portate ad ascoltare le proprie difficoltà, la propria storia, se narrata e raccontata come fabia; questa forma letteraria ha un potere enorme in terapia e nei contesti socioculturali.
"C'erano una volta tre fratelli che viaggiavano lungo una strada tortuosa e solitaria al calar del sole. Dopo qualche tempo, i fratelli giunsero a un fiume troppo profondo per guardarlo e troppo pericoloso per attraversarlo a nuoto. Tuttavia erano versati nelle arti magiche, e così bastò loro agitare le bacchette per far comparire un ponte sopra le acque infide. Ne avevano percorso metà quando si trovarono il passo sbarrato da una figura incappucciata. E la Morte parlò a loro. Era arrabbiata perché tre nuove vittime l'avevano appena imbrogliata: di solito i viaggiatori annegavano nel fiume.
Ma la Morte era astuta. Finse di congratularsi con i tre fratelli per la loro magia e disse che ciascuno di loro meritava un premio per essere stato tanto abile da sfuggirle.
Così il fratello maggiore, che era un uomo bellicoso, chiese una bacchetta più potente di qualunque altra al mondo: una bacchetta che facesse vincere al suo possessore ogni duello, una bacchetta degna di un mago che aveva battuto la Morte! Così la Morte si avvicino a un albero di sambuco sulla riva del fiume, prese un ramo e ne fece una bacchetta, che diede al fratello maggiore.
Il secondo fratello, che era un uomo arrogante, decise che voleva umiliare ancora di più la Morte e chiese il potere di richiamare altri dalla Morte. Così la Morte raccolse un sasso dalla riva del fiume e lo diede al secondo fratello, dicendogli che quel sasso aveva il potere di riportare in vita i morti.
Infine la Morte chiese al terzo fratello, il minore, che cosa desiderava. Il fratello più giovane era il più umile e anche il più saggio dei tre, e non si fidava della Morte. Perciò chiese qualcosa che gli permettesse di andarsene senza essere seguito da lei. E la Morte, con estrema riluttanza, gli consegnò il proprio Mantello dell'Invisibilità.
Poi la Morte si scansò e consentì ai tre fratelli di continuare il loro cammino, e così essi fecero, discutendo con meraviglia dell'avventura che avevano vissuto e ammirando i premi che la Morte aveva loro elargito.
A tempo debito i fratelli si separarono e ognuno andò per la sua strada.
Il primo fratello viaggiò per un'altra settimana o più, e quando ebbe raggiunto un lontano villaggio andò a cercare un altro mago con cui aveva da tempo una disputa. Armato della Bacchetta di Sambuco, non poté mancare di vincere il duello che seguì. Lasciò il nemico a terra, morto, ed entrò in una locanda, dove si vantò a gran voce della potente bacchetta che aveva sottratto alla Morte in persona e di come essa l'aveva reso invincibile. Quella stessa notte, un altro mago si avvicinò furtivo al giaciglio dove dormiva il primo fratello, ubriaco fradicio. Il ladro rubò la bacchetta e per buona misura tagliò la gola al fratello più anziano.
E fu così che la Morte chiamo a sé il primo fratello.
Nel frattempo, il secondo fratello era tornato a casa propria, dove viveva solo. Estrasse la pietra che aveva il potere di richiamare in vita i defunti e la girò tra volte nella mano. Con sua gioia e stupore, la figura della fanciulla che aveva sperato di sposare prima della di lei prematura morte gli apparve subito davanti.
Ma era triste e fredda, separata da lui come un velo. Anche se era tornata nel mondo dei mortali, non ne faceva veramente parte e soffriva. Alla fine il secondo fratello, reso folle dal suo disperato desiderio, si tolse la vita per potersi davvero riunire a lei.
E fu così che la Morte chiamò a sé il secondo fratello.
Ma sebbene la Morte avesse cercato il terzo fratello per molti anni, non riuscì mai a trovarlo. Fu solo quando ebbe raggiunto una veneranda età che il fratello più giovane si tolse infine il Mantello dell'Invisibilità e lo regalò a suo figlio.
Dopodiché salutò la Morte come una vecchia amica e andò lieto con lei, da pari a pari, congedandosi da questa vita."
Il tema della morte viene letto in modo differente rispetto agli altri libri grazie all'introduzione di questa favola; non si tratta solo della perdita delle persone care ma la paura della perdita di noi stessi. Il rapporto con la morte è qualcosa da cui rifuggiamo a livello psichico perchè troppo spaventoso e doloroso, difficile da affrontare. Pensare di poter sconfiggere la morte, ingannarla, come accade nella favola, è un pensiero che in realtà allontana la possibilità di accettazione della vita. La vita,infatti, esiste se esiste la morte, non è possibile dividerle, scinderle.
Quello che Voldermort cerca è l'immortalità senza essersi reso conto di non aver mai vissuto.
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